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Pillole di P.A.C.: L’Educazione

Pillole di P.A.C.: L'Educazione

Educare

Se parliamo di educazione oggi dobbiamo considerare quella collegata al “Corona Virus” perché in un momento colmo di ansia di agitazione di smarrimento e anche di paura risulta necessario essere dei buoni educatori non eccellenti ma solo buoni.

Cosa vuol dire? L'educatore, sia esso genitore o insegnante o istruttore di basket, dovrebbe possedere delle capacità per poter praticare un'educazione efficace: dovrebbe essere competente, dovrebbe saper stimolare proponendo molteplici attività da svolgere individualmente ma anche insieme.

L'educatore dovrebbe conoscere le modalità di apprendimento del soggetto che sta educando (ad esempio conoscere i canali comunicativi che tutti utilizziamo prediligendone uno...), dovrebbe conoscere il contesto dove opera e modificarlo se necessario, rendendolo più adeguato (ricordiamoci che ambienti diversi hanno impatti diversi sulle persone).

Perché l'attività educativa è molto impegnativa? Perché implica tanta energia e coinvolgimento visto che l'educatore è artefice del benessere psicofisico dell'educando.

Intanto educare deriva dal latino Educere e significa: tirare fuori, quindi estrarre tutto quanto c'è di potenziabile nell'individuo e soprattutto di positivo. Parliamo di una educazione positiva: P.A.C. prevede interventi educativi positivi, dove si tiene conto delle capacità dell'individuo e si cerca di tirarne fuori il meglio adottando atteggiamenti di fiducia e di di gratificazione per aumentare l'autostima.

Le giuste competenze

L'educatore deve possedere le giuste competenze: saper affrontare i conflitti, cioè deve avere un atteggiamento positivo, pieno di amorevolezza, di fiducia e deciso, perché educare è prima di tutto offrire, non solo pretendere.

Non esiste un metodo universale che risolve tutti i problemi educativi, ma se si è disposti a considerare tutti gli elementi che influenzano l'attività educativa, allora ce la possiamo fare. Dobbiamo avere buone capacità relazionali, accogliere, ascoltare, accettare senza giudizio.

È pur vero che a seconda dei momenti, dei vissuti e dei contesti noi abbiamo una risposta differente, il vero educatore sa' rivedere continuamente le proprie modalità di intervento, aggiustandole in base alla situazione, inoltre deve essere consapevole di saper gestire il proprio vissuto emotivo per poter lavorare con l'altro.

Come deve essere l’educatore

L'educatore deve essere empatico, ed ascoltare i bisogni. Ascoltare soprattutto gli adolescenti, i quali sono condizionati spesso negativamente dalle proiezioni dei genitori che non sono riusciti per ovvi motivi, a raggiungere determinati obiettivi, oppure sono troppo pieni di aspettative, rivendicano il diritto di opporsi alle regole per differenziarsi, perché non accettano il loro modo di essere, così si imbattono in una miriade di situazioni disagevoli, pericolose e in vere e proprie contestazioni.

L'Adolescenza

Il percorso educativo che riguarda l'adolescente rappresenta un motivo di sofferenza, perché il ragazzo/a si vede sfumare i privilegi di un bambino e non si riconosce ancora “uomo” maturo con responsabilità decisive e importanti.

Qualcuno ha detto che gli "adolescenti sono come i gamberi, con la scorza dura e l'interno fragile", se noi riusciamo a rompere questo guscio allora possiamo entrare, in modo molto garbato, nel loro mondo emotivo per poterli aiutare a riconoscere e a gestire le proprie emozioni, sapendo anche canalizzarle. Se abbiamo intenzione di sfidarli, con atteggiamenti aggressivi e con rispecchiamenti inutili, allora potremo considerarci sconfitti: il guscio si chiuderà a riccio.

Non ci dimentichiamo che l'adolescente predilige come punto di riferimento il gruppo, a cui è legato ed omologato. Se possiede un pensiero critico, perché educato a essere creativo, riuscirà a schivare gli elementi negativi del gruppo, e se ha un genitore empatico può condividere la sua sofferenza emotiva, altrimenti si rinforzerà inconsapevolmente il suo atteggiamento universalmente accettato dal gruppo di appartenenza che inevitabilmente è negativo.

Il ruolo dell'educatore ha un posto di rilievo ed oggi in particolar modo, deve abbandonare ogni perfezionismo, ogni coercizione per non creare conflitti.

La serenità è l'arma che ora si chiede al genitore e comunque all'educatore perché non abbia la pretesa assurda di considerare l'educando come un oggetto da riempire a somiglianza di un essere perfetto, escludendone i difetti ed ampliandone le virtù.

Non nascondiamoci niente, siamo a conoscenza delle incapacità dei nostri figli, ma valutiamo le capacità, soprattutto rivalutiamo la qualità della comunicazione, che sia efficace, specie in famiglia che risulta essere la prima agenzia educativa. Se una persona è ben educato in famiglia lo sarà in ogni altro contesto sociale.

Il metodo P.A.C.

Il metodo-ricerca P.A.C. prevede un atteggiamento empatico da parte dell'educatore, attenzione non permissivo, ma capace di saper comprendere il vissuto emotivo del soggetto da educare, inoltre prevede lo sviluppo del pensiero creativo in quanto necessario ad avere un comportamento critico verso se stesso e verso gli altri.

P.A.C. Istruzioni per l'uso

Secondo il P.A.C. l'educazione deve tener conto di alcuni momenti dello sviluppo del soggetto da educare:

  • PERIODO (0-3) - Il primo contatto con la vita, il genitore si cura di lui con affetto. Fondamentale la relazione dell'attaccamento.
  • PERIODO (3-6) - Lo sviluppo dell'autonomia, l'approccio creativo. Alcuni scienziati consigliano di incoraggiare i bambini a riflettere sul comportamento morale perché è possibile stimolare la loro generosità.
  • PERIODO (6-12) La costruzione del pensiero astratto, si identificano le emozioni, si vive l'empatia, il rispetto dell'altro nel gruppo. Se è stato educato a farlo.
  • PERIODO (12-20) - Si tratta del preadolescente e dell'adolescente coinvolti nelle prime esperienze di vita, entrano nel gruppo di appartenenza. È un periodo delicato, i genitori sono vicini ma lontani.
  • PERIODO (20-100) - La costruzione dell'identità e della presa di coscienza che si misurano con le difficoltà della vita. È un buon educatore se sarà stato a sua volta educato in modo efficace. Sarà il momento buono per trasmettere ciò che è stato interiorizzato a livello educativo.

Come si può educare bene? Lo si può fare solo educando se stessi.


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