Pillole di P.A.C: Il potere delle parole
8 Luglio 2021Pillole di P.A.C. – Movida: Educazione al senso del dovere?
6 Agosto 2021Pillole di P.A.C, a tu per tu con un Genitore: Parliamo di un Cucciolo
PILLOLE DI P.A.C, A TU PER TU CON UN GENITORE: PARLIAMO DI UN CUCCIOLO
Possiamo con certezza affermare che il cervello è uguale in tutti i soggetti, la differenza sta nelle reti neuronali che si costruiscono in base alle esperienze e alle informazioni che derivano dall’ambiente. La capacità del cervello di modificarsi, lo rende plastico e questo identifica l’individualità soggettiva.
Nei primi tre anni di vita del bambino lo sviluppo fisico e neuropsichico è fondamentale, egli cresce con le giuste stimolazioni (si suppone) e l’ambiente deve offrire molto: non solo il gioco che è importantissimo, la musica che è essenziale ancor prima della nascita, ma anche il cibo che viene fornito, lo stress che spesso è presente.
IL POTERE AFFETTIVO
La stimolazione affettiva è caratterizzata dal contatto fisico (carezza-abbraccio-bacio), esso viene elaborato da un particolare sistema di fibre sensoriali (le c-tattili) che si attivano grazie a un contatto con pochi cm. di pelle in 1 secondo, con una leggera pressione. Il gesto di una carezza determina un brivido ed è amplificato se proviene da altre persone a cui vogliamo bene.
Se educhiamo i nostri figli alla connessione empatica, li abituiamo a dare ma soprattutto a ricevere affetto e amore in senso fisico (abbraccio-carezza-bacio).
Si tratta anche di una comunicazione non verbale che parla e ci dice molto: dice ti voglio bene, ci informa del nostro bisogno emotivo. Rafforzando il gesto con un sorriso andiamo a creare quella giusta emozione che sviluppa il sistema di sintonizzazione e recezione emotiva, quindi migliorerà la comunicazione con ogni altra persona che non sia il genitore.
L’Errore è concesso, perché il bambino ha il diritto di sbagliare, come si dice: “errare humano est”. Naturalmente si dovranno trovare le risorse per stimolarlo al miglioramento continuo e giusto. L’errore non deve essere un sintomo né un giudizio di incapacità ma la strada verso l’acquisizione e la conoscenza.
Tocca all’educatore mostrarlo come elemento di crescita, facendo riflettere il bambino sulle caratteristiche dell’errore, sull’effetto negativo che può produrre su se stesso e sugli altri. Successivamente spiegando la ragione per cui è necessario trovare un altro modo di comportarsi (se si tratta di un atteggiamento) o altre parole (si tratta di verbalizzazione corretta).
Importante è anche il rinforzo: un sorriso, una carezza, un incoraggiamento negativo, può invece determinare disistima. La Fermezza è la parola chiave affinché ogni mossa educativa risulti efficace. Rivolgersi al bambino dettando la regola, guardandolo negli occhi in modo serio con un atteggiamento fermo e deciso. Questa modalità crea una sorta di aggancio che non incute timore ma sicurezza perché il bambino le percepisce nel genitore e di conseguenza diventa propria.